Il mondo della musica piange la scomparsa di Mark Hollis, fondatore e frontman della band britannica Talk Talk, famosa per aver sfornato hit degli anni ’80 quali ‘It’s my life’, ‘Life’s What You Make It’ e ‘Such a shame’. Il cantante aveva 64 anni. A confermare la notizia della morte, dopo il tam tam sui social e sui media d’Oltremanica, è stato l’ex bassista del gruppo, Paul Webb.
“Sono scioccato e rattristato nell’apprendere della scomparsa di Mark Hollis – si legge in un post pubblicato da Webb sui social – Musicalmente era un genio ed è stato un onore e un privilegio suonare insieme a lui. Non ci vedevamo da anni, ma come molti artisti della nostra generazione sono stato profondamente influenzato dalle sue idee d’avanguardia. Sapeva come creare profondità nel suono come nessun altro. Era uno dei migliori, se non il migliore”. (Continua a leggere dopo la foto)
Nato a Londra il 4 gennaio 1955, Hollis fu il principale autore dei testi dei Talk Talk. A lui si deve l’evoluzione dello stile della band, passata dal New romantic degli esordi a sonorità post-rock. A metà degli anni Ottanta, la sua It’s my life era diventata un inno. Ma Mark Hollis era molto diverso rispetto agli eroi del pop di quel decennio. Insieme ai Talk Talk aveva raggiunto il successo internazionale, ma non aveva quasi nulla della presunta spensieratezza e dell’edonismo con cui è stato archiviato quel decennio. (Continua a leggere dopo la foto)
Dopo aver formato nel 1978 i Reaction, con cui incise un solo singolo, Hollis, cantante e polistrumentista, incontrò nel 1981 il bassista Simon Brenner e il batterista Lee Harris. La partenza dei Talk Talk seguì la scia del filone new romantic con l’album The party’s over, pubblicato nel 1982, ma quella fascinazione durò molto poco. Il successo arrivò due anni dopo con l’album (e la canzone) It’s my life: il pop di Hollis era sbilenco e malinconico, la sua voce singhiozzante ricordava quella del primo Bryan Ferry, le melodie erano irresistibili. (Continua a leggere dopo la foto)
It’s my life e Such a shame divennero in breve successi internazionale, grazie anche ai videoclip programmati a ciclo continuo dagli allora potentissimi canali musicali. Proprio It’s my life divenne in breve un classico del pop inglese, al punto che vent’anni più tardi i No Doubt ne incisero una fortunata cover. Nel 1998 realizzò il suo primo e unico album da solista, l’eponimo ‘Mark Hollis’. Poi il ritiro dalle scene.
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Ultima modifica il 26-02-2019 alle ore 11:47/